Instagram ha rovinato il modo di viaggiare, e secondo me è proprio il caso di ritornare a viaggiare per il gusto di farlo, e non per il gusto di condividerlo. Ecco qualche riflessione a voce alta, che non vuole essere una polemica, ma solo un personale punto di vista.
Nell’era di Instagram i viaggi social sono il nuovo modo di viaggiare, e prevedono la condivisione pressocchè istantanea e costante di ogni singola parte del viaggio con i propri followers.
L’era dei viaggi social
Instagram è un social network nato nel lontano 2010 che, in meno di 15 anni ha raggiunto numeri stratosferici e ha fatto la fortuna di tantissime persone. Il suo meccanismo è molto semplice, e si basa tutto sulla condivisione: fai qualcosa e la posti su Instagram, in modo che le persone che ti seguono (a prescindere che ti conoscano personalmente oppure no) possano vederla, commentarla e ricondividerla a loro volta.
Su Instagram ci sentiamo tutti delle star, perchè proprio come i personaggi famosi, abbiamo tutti un pubblico che ci “spia” e che vuole sapere tutto della nostra vita, e poco importa che i nostri followers siano 100, 1.000 o 1 milione: essere su Instagram e far sapere cosa ci succede quotidianamente è diventato un “obbligo” per tutti. Chi non ha un profilo Instagram è considerato un outsider, e a volte si viene anche considerati “loschi” se non si ha un account su questo social.
Banalmente infatti, Instagram ci dà una panoramica delle persone, della loro vita e delle loro passioni, anche senza conoscerle direttamente. Per esempio, ricordo che anche io ero sospettosa nei confronti del mio ragazzo quando l’ho conosciuto (ci siamo conosciuti su un’app di incontri) perchè non aveva un profilo su Instagram e nella mia testa poteva avere qualcosa da nascondere. Questo per dire che ormai Instagram è entrato talmente tanto nel nostro quotidiano, che non avere un profilo equivale quasi a “non essere”, e allo stesso modo fare un viaggio e non metterne alcuna traccia su Instagram equivale quasi a non averlo fatto per niente.
Probabilmente starai pensando che io per prima utilizzo Instagram per condividere i miei viaggi e i miei consigli, per parlare del mio blog e dei miei articoli, e che potrei sembrare un pò incoerente e paradossale a dire che Instagram ha rovinato il modo di viaggiare, ma di seguito voglio darti il mio personalissimo punto di vista a questo riguardo. Infatti, voglio elencarti i 3 modi in cui secondo me questo social ha modificato il viaggio e come lo ha reso peggiore rispetto a com’era in passato, raccontando anche qualche indiscrezione sul “dietro le quinte” che mi hanno fatto aprire gli occhi su questa realtà.
3 modi in cui Instagram ha rovinato il modo di viaggiare
Instagram ha rovinato il modo di viaggiare in diversi modi, ma secondo me quelli principali sono 3, e riguardano tutti il fatto che sembra essere più importante far vedere dove si è stati, che esserci stati. Ecco cosa penso.
1 – Fast travel vs slow travel
Instagram è un social decisamente veloce: le storie durano 24 ore, i reel non possono superare il minuto e i post con una caption troppo lunga non si adattano allo scroll ossessivo compulsivo. Tutto deve essere immediato e d’impatto, tutto deve correre, nulla può mai essere rilassato. Anche l’idea di relax viene trasmessa con frenesia.
I viaggi instagrammabili devono essere quelli con i panorami più belli, con gli hashtag che attirano di più, con i punti fotografici più gettonati, e per far sì che qualcosa venga dimenticato di un viaggio, basta non metterlo su Instagram e sarà come se non fosse mai esistito. Instagram ha inaugurato l’era del fast travel, e in quest’era non c’è spazio per una passeggiata senza meta o per un’ora di inattività: si deve correre e si deve far vedere tutto, dimostrare quanta vita si sta vivendo.
Non capita di rado, di rientro da un viaggio, sentirsi dire “ma non hai fatto niente? Non ho visto nulla su Instagram”, come se tutto quello che non finisce su Instagram non esistesse. Che fine ha fatto lo slow travel? Quello che serviva per ricaricarsi e che si raccontava dopo essere tornati con foto, video e aneddoti? Che fine ha fatto il “vediamoci quando torni così mi dici cosa hai visto?” ora che su Instagram si vede tutto ancor prima di mettere piede in un posto nuovo? A me, sinceramente, manca!
2 – La ricerca della viralità
Con Instagram è nata anche la smania di approvazione, e se un tempo si cercava la felicità, oggi si cerca la viralità in maniera quasi spasmodica. “Fammi una foto che la metto su Instagram e ricevo tanti like”…e poi? Cosa ce ne facciamo di tutta questa viralità? Il viaggio assume un valore in più? Il momento è più bello? Forse tutto il contrario. Infatti, a volte succede anche che quando una foto “va male” su Instagram, paradossalmente si rovina anche il momento che quella foto ritrae, passando da essere un bel ricordo ad un ricordo fallimentare.
Siamo arrivati al punto che si fa un viaggio solo per poi mettere gli scatti più belli su Instagram, o raccogliere i video più suggestivi in un reel e raggiungere migliaia di persone in tutto il mondo che nel migliore dei casi ci lasciano un commento. Quello che c’è dietro le quinte sono ragazzi e ragazze che assumono le posizioni più assurde per fotografare i rispettivi partner nelle pose riflessive e instagrammabili più belle, file interminabili per il proprio turno solo per avere uno scatto in quel determinato posto, e spesso quello che si guarda è solo il risultato della foto.
La cosa che trovo più triste in assoluto, è che il mondo ormai lo vediamo attraverso la fotocamera del telefono, e la continua ricerca della viralità ci fa distogliere l’attenzione da tanti piccoli dettagli che tutto sommato in foto non vengono bene, ma che in realtà ci resterebbero impressi se solo ci sforzassimo di mettere in tasca quel dannato smartphone. Mi chiedo: questa viralità che cosa ha a che fare con un viaggio? Perchè siamo arrivati a viaggiare per ottenere l’approvazione altrui?
3 – Viaggiare per altri o per noi stessi?
Questo punto è il più importante di tutti secondo me. Instagram è una vetrina, una sorta di curriculum vitae in cui non si dice che esperienza lavorativa si è fatta, ma si racconta la propria vita attraverso foto e video. Purtroppo, in certi casi si sceglie di raccontare una vita piena di viaggi ed esperienze più per farla vedere agli altri che per viverla in prima persona. Sto parlando di utenti di Instagram che viaggiano per postare, e in questa categoria rientrano i tantissimi travel influencer che fanno sembrare ogni aspetto del viaggio una cosa pazzesca.
Infatti, per guadagnare gli influencer devono far vedere che sono in viaggio, altrimenti che travel influencer sono? Se questo lavoro nasce con le migliori intenzioni e la passione vera per i viaggi, il confine che trasforma il tutto in sterile business è davvero molto labile. Ci si mette pochissimo infatti ad arrivare a organizzare un viaggio per avere qualcosa di cui parlare su Instagram, e questo rovina il viaggio più di ogni altra cosa. Non importa più con chi si viaggia, cosa si vede e dove si va, l’importante è viaggiare per far vedere che si sta viaggiando.
Qualche curiosità da “addetti ai lavori”
Ora che ti ho parlato di quelli che secondo me sono i modi in cui Instagram ha rovinato il modo di viaggiare, voglio raccontarti la mia esperienza personale a tal riguardo. Come detto in apertura, so che potrebbe sembrarti paradossale che io in qualità di travel blogger mi “schieri” contro Instagram, ma in realtà non è così strana come cosa. Innanzitutto, non mi definisco “influencer” ma “blogger”, e il mio uso di Instagram è molto limitato, perchè preferisco dare spazio al blog e ad un tipo di comunicazione diversa, più lenta e “lunga”, informativa e descrittiva.
Instagram è uno dei luoghi dove si deve essere, ma se ne possono fare gli usi disparati, e quelli di cui ti ho parlato poco fa sono quelli che io personalmente cerco sempre di evitare, nonostante sia molto facile “cascarci” e io per prima ne sono caduta vittima quando ho iniziato la mia avventura nel blogging. Infatti, vedere che alle persone piace quello che fai, fa sempre piacere, e le cosiddette “vanity metrics” non si chiamano così per caso. Ecco perchè quando ho iniziato, davo molto più spazio al mio profilo Instagram, pubblicavo costantemente ed ero letteralmente schiava dell’algoritmo. Va detto, a difesa della piattaforma, che se usato con grande costanza e impegno, Instagram può davvero portare risultati strabilianti in termini di visualizzazioni e conversioni, ma io preferisco un altro modo di approcciarmi ai viaggi.
Da qualche mese quindi, sono molto meno presente su Instagram, e principalmente questo è dovuto ad alcuni fatti che mi hanno aperto gli occhi e anche scosso parecchio. Quando mi ci sono trovata davanti mi sono proprio detta: “non voglio finire così”. La cosa che mi ha spaventato di più, è che proprio alcune persone che consideravo fichissime, poi ho scoperto essere delle montature quasi totali. Mi spiego meglio.
Ad un evento a cui ho partecipato tempo fa ho avuto l’occasione di conoscere tante persone che del mondo di Instagram hanno fatto un lavoro a tempo pieno, e che proprio grazie alla viralità di Instagram hanno potuto creare aziende e lavorare nel mondo dei viaggi a proprio modo. Di queste persone, quello che ho percepito non è stata però la passione per i viaggi. Li ho percepiti piuttosto come aziende, e non come persone, non come quelle facce sempre sorridenti che vedo su Instagram. Parlavano di numeri, di visualizzazioni, di like, di condivisioni e di vendite, e il viaggio, da come ne parlavano, sembrava essere diventato solo un prodotto.
Ho visto persone raccontare di aver fatto un viaggio al solo scopo di parlarne sui social, regalare esperienze al proprio partner perchè sarebbero state perfette da far vedere su Instagram, e altre ancora che ormai non fanno più una vacanza con la propria famiglia senza il telefono in mano, perchè la condivisione viene prima di tutto. Ho visto persone che si sono allontanate dalla realtà e che sedute attorno ad un tavolo erano intente a pubblicare storie invece che parlare con il vicino, e ho sentito storie agghiaccianti, per il mio modo di vedere le cose, che riguardavano viaggi modulati in base ai reel da realizzare.
Sono rimasta talmente inorridita da tutto questo che ho vissuto un vero e proprio periodo di crisi, chiedendomi se anche io da fuori fossi vista così. Mai vorrei diventare così arida, sia nella mia vita personale che nei miei viaggi e nei miei racconti. Personalmente ho sempre viaggiato per passione, per scoprire posti nuovi e per vivere esperienze. Viaggio perchè per me il viaggio è una vitamina, e se hai letto la mia bio e mi segui da un pò, sai come la penso a riguardo. Tutto questo per dire che ho deciso di staccarmi da Instagram come viene vissuto oggi, e che ho deciso di viverlo a modo mio, portando avanti il mio racconto DOPO aver vissuto il viaggio.
Vitamintrip, Erika, Instagram
Vedo Instagram come un diario, una sorta di album fotografico che invece di essere solo mio, è a portata di tutti. Sul blog invece parlo dei miei viaggi per permettere ad altre persone di viaggiare a loro volta, con i tempi di lettura e non con l’ansia dei 15 secondi. Qui le foto sono spiegate, le esperienze raccontate nel dettaglio, e i contenuti sono sempre a portata di mano. Sicuramente è un mondo più lento quello del blogging, meno affollato, ma io mi ci sento più dentro.
Per concludere, penso che non è stato Instagram a rovinare il modo di viaggiare, ma l’uso che le persone ne fanno, e che basterebbe tornare a concentrarsi sulla realtà invece che sullo schermo di un telefono per riuscire ad apprezzare di più tante cose. Instagram è solo una versione della realtà, solitamente piena di filtri e angolature particolari scelti appositamente per farla apparire più interessante, mentre la realtà è più storta, non c’è sempre il sole e non si sorride ogni giorno.
In ambito travel, la realtà è fatta di voli in ritardo e coincidenze mancate, ma anche di risate a crepapelle al tavolino di un bar a parlare con dei perfetti sconosciuti, e questo non si può spiegare in 15 secondi o con un reel. Viaggiare davvero vuol dire non trovare campo e essere circondati da centinaia di persone che le foto le fanno uscire male, ma anche godere appieno del tempo con le persone che viaggiano con noi, accumulare esperienze sulla pelle e meraviglia negli occhi. Il viaggio è molto di più di quello che si vede su Instagram, e io preferisco continuare a viverlo come quando Instagram non c’era: concentrata sul momento, che le foto tanto le stampo più tardi.
Fammi sapere cosa pensi su questo argomento e qual è il tuo rapporto con Instagram e con i social in generale, e poi se ti va fai un salto sul mio profilo, oppure no, continua a leggere gli articoli qui sul blog, che forse mi assomigliano un pò di più!
Io ti aspetto al prossimo viaggio, e te lo racconto quando torno,
Erika
Commento sensato soprattutto nel punto 3. Viaggio da tanti anni e non ho profili , scrivo solo degli appunti su un taccuino e faccio delle foto semplici. Quando conosco gente provo a restarci in contatto , ma solo per mail. Amo viaggiare ma mi sta disgustando il mondo e tutti coloro che consigliano. Consigliano tutto , dove come , a che ore come vestirsi , pettinarsi , comprare , mangiare , bere . Ma basta. La gente deve ricominciare ad avere rispetto per sé stessa e vivere la propria vita per come è pronta e disposta a viverla. Le pseudo esperienze degli altri non servono a nulla. Un mio atteggiamento è quello di andare in posti non consigliati in quella stagione dai milioni di esperti in modo di avere ancora la possibilità di non incontrare orde di gente villana e drogata dai social. Finché dura proverò a farlo , poi me ne resterò a casa a viaggiare di fantasia . Oggi è ferragosto ed è opportuno restare a casa.
Ciao Luca, innanzitutto grazie per il tuo commento e la tua condivisione. Mi trovi perfettamente d’accordo con te, e anche se in questo spazio di consigli ne do parecchi, condivido con te il concetto che ognuno, alla base, dovrebbe fare il tipo di viaggio e di esperienza che più si adatta al proprio modo di essere!